lunedì 23 dicembre 2013

non so se c'entra il natale

non so se c'entra il natale.
se c'entra la nascita di un altro essere umano.
se c'entrano tutte queste luci.
rosse dorate.
sembra di passeggiare in un paradiso
psichedelico.
non so se c'entra che in questo periodo ci sono piu'pretesti per mangiare dolci,per stare sotto le coperte, senza fare niente, anche solo a guardare la finestra, la vita che contiene
fuori.
non so.
eppure stamattina ho pensato alla mia famiglia.
alla schiena di mio padre.che ieri mi sembrava così liscia,quasi di plastica, e oggi è una tenera
carta stropicciata.
alla forza di mia madre.
che c'è sempre stata.ma,io lì accanto a lei, bevevo quella forza.
e poi me ne andavo.
ho pensato agli abbracci delle settimane scorse.
fiori
di carne su di me.
a quello che lui sta facendo per noi.

all'albero di natale.
un lunarpark in miniatura che all'inizio non volevo
e invece adesso mi scalda lo sguardo.
ho pensato alla nuova vita nata.
di cui conosco a memoria pelle occhi bocca mani.
me la mangio tutta con la mente.
e' così buona.
e'vero ,se lui ha la febbre mi agito.
se mi guardo allo specchio mi vedo un pò brutta.
e se guardo le foto di un anno fa a volte piango.perchè capita che la vita ti fa stare una sera in un pub a bere a crepapelle con le amiche e dopo un attimo ti catapulta in una stanza silenziosa ,che sa di latte, a cantare canzoncine che parlano di animaletti e nuvole che sorridono .
non so se c'entra il natale.
ma stamattina ho pensato che la mia vita e'straordinaria.


martedì 14 maggio 2013

tre pensieri profondi.

in questi giorni di risposo forzato è necessario non farsi agguantare dai pensieri profondi.
ci ho provato qualche volta.
non nel senso che sono anadata a cercarli.
sono venuti mi hanno chiesto se potevano restare con me e io li ho accolti.
non dovevo farlo.
perchè poi mandarli via è stato imbarazzante
è stato troppo
è stato in un modo che non riesco a definire.
e così ho deciso di pensare solo a cose leggere
e quando arrivano quei pensieri
li saluto
senza guardarli negli occhi
come si fa a scuola
quando la professoressa sta per dire il cognome dell'interrogato.
dicono,e forse è vero,che incrociare il suo sguardo alza le probabilità di essere chiamati.
loro passano,
e magari cercano altri ospiti
chi lo sa.
a volte riesco in quest'impresa con facilità
senza impegno.
altre volte è una fatica.
e così,per riempire il tempo e la mia mente, faccio cose che non mi sono mai piaciute:
la settimana enigmistica
guardo programmi di cucina
ho capito finalmente cos'è una tartare e qual'è l'utilità dell'avocado in cucina.
a volte, mentre guardo quei programmi in cui sembra così gioioso e colorato cucinare penso(io che al massimo so condire un'insalata)che se volessi potrei diventare una chef.
con la mia creatività,l'avocado potrei metterlo pure nelle zuppe.
mangio arance(mai mangiate in trent'anni di vita)
e vado su internet senza sapere di cosa sono in cerca.
quello che mi viene in mente lo digito e lo cerco su google.
che si tratti di un presentatore televisivo un animale in via di estinzione o un tipo di tisana è indifferente.

cavolo.
sta arrivando.
uno di quei pensieri profondi.
stavolta mi ha presa alla sprovvista perchè sto scrivendo.
ora neanche quando si scrive si può stare tranquilli?
forse se scrivo qui il pensiero profondo
non sono io ad ospitarlo ma questo grande rettangolo bianco pieno di parole.
e poi magari il pensiero resta qui.
e gli piace così tanto stare qui
che non lo vedo più arrivare con quell'aria spavalda.
sta arrivando.eccolo.
entra.
ti presento il mio rettangolo bianco.
il pensiero profondo di oggi è che mi sembra di non riuscire ad entrare nella vita degli altri.
qualcuno mi pensa ogni tanto come io faccio con gli altri?
qualcuno si ricorderà di me?
gli altri hanno voglia di entrare nella mia vita?
o gli viene voglia di scappare subito,appena intravedono il mio appartamento
emotivo? 
io non entro nelle vite degli altri.
sto sulla soglia,forse.
ma non entro.


arriva un altro pensiero profondo.
questo è troppo però.
quando sono più di uno a venire a cercarmi è quasi impossibile scamparla.
questo pensiero però ha la faccia buona.
sta fermo.

una vita è entrata da poco dentro di me.
ha avuto il coraggio di entrare e restare.
senza sapere se sarò capace di essere forte
di preparare un pranzo che non sia un'insalata
di sorridere anche quando viene da piangere
di guardare le cadute senza apprensione
di dare spiegazioni grandi e importanti
di far addormentare anche se io non so addormentare neanche me stessa.
che coraggio a restare.
se una vita entra dentro di me in questo modo incondizionato
io dovrò per forza entrare.
e ci vorrà coraggio anche per entrare.




forse io so varcare la soglia.
forse io so entrare.
e so far restare.
e a questo punto,se volessi, io potrei anche diventare un grande chef.


questo era il numero tre.
il pensiero profondo numero tre.



venerdì 10 maggio 2013

una storia.parte seconda

“sei in ritardo di tre minuti.”
Sorrido.
“perché sorridi?non ti ho dato il buongiorno,ti ho detto che sei arrivata in ritardo.cos’è successo stavolta?mentre contavi le rondini che svolazzavano sopra la tua testa ti sei persa?”.
Vado dal signor Buffò tutte le mattine.
Gli porto il giornale,gli preparo la colazione,mi prendo cura  della casa,ma principalmente mi occupo di scrivere a macchina ciò che lui mi detta.
Il signor Buffò è uno scrittore.
Ha scritto parecchi romanzi,saggi di filosofia,articoli su riviste culturali.
In passato la giornata tipo era questa:usciva tutte le mattine alle sette e trenta,comprava il giornale,beveva il caffè al solito bar e andava all’università dove insegnava letteratura.
Al ritorno comprava qualcosa che la moglie gli aveva chiesto, e a casa scriveva fino a tarda notte.
Poi,negli anni settanta  c’è stato l’incidente in macchina.un incidente grande e brutto che ha provocato la morte della moglie e lo ha fatto stare molto male.
Ora il signor Buffò è parzialmente paralizzato,sta sulla sedia a rotelle ed è sempre arrabbiato.
Quando mia madre,sua collega all’università,mi aveva detto che quel suo amico scrittore stava cercando una specie di segretario tuttofare avevo pensato che sarebbe stata un’occasione imperdibile per me.
Avrei guadagnato un po’ di soldi e allo stesso tempo sarei stata a contatto con un vero scrittore.
Ora non la penso così.
Il signor Buffò è antipatico pignolo e si lamenta in continuazione.
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 “allora,questo caffè lo sta raccogliendo in Brasile?non ho tempo da perdere io!”.
Non rispondo mai al signor Buffò.sia perché in generale parlo poco,solo se molto necessario,sia perché le sue parole si tuffano nel mio petto come pietre.e non so che fare.
Mia madre dice che anche questa è gavetta,che si impara così,sopportando in silenzio.
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Penso a dan spesso.
Non perché mi manchi o perché ho voglia di stare con lui.
È che lui per me era un cappotto.
Che mi copriva dal grande freddo.
E ora che non c’è devo ripararmi da sola dalle intemperie.











domenica 14 aprile 2013

una storia

questo è l'inizio di una storia che sto scrivendo.



Le storie cominciano sempre con l’inizio di qualcosa.
Di un viaggio.
Di un amore.
Di un discorso.
Certo,per cominciare dall’inizio,deve esserci stata la fine di qualcosa prima.


Questa storia nasce nel mezzo.


Questa storia è come l’acqua che a volte si vede scorrere per strada.
Uno guarda per capire da dove venga.
Se da destra o da sinistra.
Dal basso o dall’alto.
ma non riesce a capirlo.
Perché sembra un grande e dolce scambio di pezzettini trasparenti.
È la marcia dell’acqua.



Anche stamattina mi è successo.
Ma poi è passato il tram e,pure stavolta,non sono riuscita a capire.

Mi chiamo Nina e ogni mattina prendo il tram per andare a lavoro.
Il numero otto per la precisione.
Che è anche il mio numero preferito.

Io penso che l’otto sia generoso.
Sembra un omino con una grande pancia che dorme disteso.
Sembra un paio di occhiali.
A volte invece è un pupazzo di neve senza neve.


non voglio distrarmi.
mi chiamo Nina e la mattina presto vado a lavoro.
Mi chiamo nina e mi trovo nel mezzo.
È lunga da spiegare.
C’è stato l’inizio della mia storia con dan.
poi la fine.poi l’inizio del dolore.
E ora sono nel mezzo.









Nel mezzo di questo dolore.
Dicono che arriverà la fine anche di questo.
E allora aspetto.
In silenzio,perché io parlo poco,quasi mai.
Ogni mattina salgo sul tram e penso che un po’ del dolore del giorno prima non c’è più.
Che ogni giorno che passa sono sempre meno nel mezzo e più vicina alla fine.











mercoledì 16 gennaio 2013

è il mio compleanno ogni giorno.

dai diciassette anni in poi ho sempre pensato o fatto pensare che pensavo che il compleanno è un giorno come un altro.
come il capodanno.
come natale.come pasqua.
come ferragosto.
no.
non è un giorno come un altro.
quel giorno,anni fa, sono nata io.
e il compleanno è un modo di festeggiare la nascita.
la mia nascita.
quel giorno sono uscita dalla pancia di mia madre.
un posto così caldo.
così fluttuante.
così sicuro.
quel giorno sono entrata nel mondo.
con coraggio con paura con pianto con sorrisi con mani aperte col cuore pieno.
non sapendo cosa c'è nel mondo.
con la voglia di rientrare.
domani è il mio compleanno.
la mia festa.
la festa della mia vita.
anche dopodomani sarà il mio compleanno.
e il giorno dopo.
e quello ancora.